LO YOGA CHE NON E' YOGA
Negli ultimi anni non è
insolito sentire le persone, riferirsi allo Yoga come a qualcosa che
credevano fosse diverso. Dopo aver provato alcune lezioni, o dopo
aver seguito un istruttore per alcuni mesi, accade spesso che le
aspettative di chi si accosta a questa disciplina vengano disattese.
Naturalmente ciò dipende in primo luogo dalla conoscenza che si ha
della materia, per cui in assenza di questa, può capitare che una
persona si faccia un'idea personale che poi non corrisponde alla
realtà. Le informazioni esistono e sono facilmente reperibili,
tuttavia, va considerato che quando una persona si accosta allo Yoga
non lo fa mai per puro divertimento, le sue intenzioni confuse o meno
che siano hanno un obiettivo preciso, che però non sembrano
corrispondere con ciò che credevano che fosse lo Yoga.
Ed è un bel problema
questo, perchè quasi nessuno possiede una corretta informazione sullo Yoga, ad eccezione delle proprietà
riferite in un modo superficiale al benessere individuale, oggetto di larga diffusione e condivisione a livello mediatico. Non è quindi del tutto sbagliato che le persone si
aspettino qualcosa dallo Yoga, deducendo erroneamente, è in molti casi accontentandosi di questa risposta, che forse continuano ad
essere sempre e solo loro stessi gli ostacoli al proprio benessere.
Ovviamente, al contrario
sarebbe difficile per un principiante mettere in dubbio ciò che ha
sperimentato in una lezione di Yoga, è quasi impossibile. Sarebbe
come andare ad un allenamento di calcio, obiettando all'allenatore il
modo in cui si gioca perchè non ci ha fatto divertire come pensavamo; perchè abbiamo faticato correndo, o perchè non siamo
riusciti a segnare nessun goal. Ma l'informazione non è sbagliata.
Il calcio ad esempio è uno sport, è il suo significato è sinonimo di divertimento, con una piccola ma significativa
precisazione: per chi lo guarda. Lo sport è nato per il divertimento
di chi guarda, ma per chi lo pratica (da adulto) è sinonimo di
competizione, di prestazione e di sfida con se stessi o con altri
sportivi, praticato sia a livello amatoriale che agonistico.
Tornando allo Yoga, nemmeno
in questo caso l'informazione (anche superficiale) di cui disponiamo
non è errata, ma anche in questo caso esiste una piccola e
significativa precisazione da fare. Se osserviamo nell'immagine sopra
la famosa Utthita Trikonasana eseguita dal Maestro Iyengar, come
potremmo mettere in relazione quel movimento con ciò che conosciamo
dello Yoga? In quanti, specie le prime volte, hanno eseguito quella
posizione sperimentato difficoltà e fatica, al contrario dell'atteso
benessere? Non è nemmeno raro anche farsi male praticando le Asana,
sentirsi incapaci e inadatti, con la conseguenza di trarre delle
considerazioni a mio avviso fuori luogo, ma comprensibili, ed ora
vediamo il perchè.
Ovunque vi rechiate, Utthita
Trikonasana come molte altre, saranno alcune delle Asana (posizioni)
che gli istruttori vi faranno eseguire. Esistono Asana da praticare
in piedi, al suolo, in equilibrio, altre eseguite in sequenza ed
altre ancora al limite del contorsionismo. Ammetto di aver visto
persone eseguire movimenti a me impossibili, straordinariamente
aggraziati, i quali mi farebbero sentire un'incapace se provassi ad
eseguirli, nonostante la mia ventennale esperienza di pratica.
Ciò non toglie però, che lo Yoga non
dipende affatto da una specifica prestazione fisica, al pari invece
di uno sport che si basa su questa. Certo, nulla ha impedito alle
persone di sperimentare e di spingere le proprie prestazioni anche
attraverso i movimenti dello Yoga. Certe prestazioni poi sono
raggiungibili non solo grazie all'allenamento, ma anche ad un
perfetto stile di vita e della cura della persona. Proprio come un
professionista, come un pilota di formula 1, un'atleta olimpico, non
c'è nessuna differenza. Godere di una buona condizione fisica è
auspicabile a tutti, ma diciamoci la verità, chi di noi si tuffa da
una scogliera cercando di eseguire un doppio carpiato con avvitamento?
Chi di noi prende la bicicletta e la utilizza mantenendo una media di
trenta chilometri orari? Siamo in grado allora di distinguere
l'esecuzione di un movimento da una prestazione?
Purtroppo questa è una realtà che
riguarda anche molti istruttori, la stragrande maggioranza, per cui
se ci si accosta ad un metodo fisico non si potrà che esserne
all'altezza per poterlo seguire. Ci sono persone che accettano i
propri limiti e piano piano li riescono a superare, ma ci sono anche
persone veramente impossibilitate, è non solo dalle condizioni
fisiche. Tutto sta nel trovare il metodo giusto, perchè la
disciplina è una, però spesso viene insegnata in base alle
attitudini dell'istruttore. Se quindi vi ritenete insoddisfatti dopo
una lezione ciò non dipenderà mai dallo Yoga, quanto dalle vostre
aspettative in relazione al metodo di quell'istruttore. Oggi giorno
grazie all'esercizio si sono raggiunte prestazioni notevoli, utili
certo, benefiche sicuramente, ma che allo stesso tempo poco si
addicono alle comuni necessità quotidiane. La sola pratica fisica
potrà solo darci un benessere transitorio, indipendentemente dal
fatto se siamo più o meno predisposti alle esecuzioni delle Asana.
Qualcuno però deve anche permetterci di comprendere cosa avviene
dentro di noi; come poniamo in relazione la posizione nell'immagine
eseguita da Iyengar, con l'indispensabile necessità di ottenere una
stabilità interiore?
A parte Ganesh che ha otto braccia, non
si sono mai visti santi o illuminati contorsionisti!