ALLA RICERCA DI DIO
Dovremmo partire dal presupposto
che Dio non è una cosa o una persona, ma un concetto, come ce ne sono molti, e
per questa ragione può assumere diverse interpretazioni. Alcune di queste
ragioni sono diffuse e condivise da un numero spropositato di persone, le quali
trovano nelle diverse religioni una concezione
adeguata in base alla propria cultura sociale. Chiaramente, indicando
Dio come termine assoluto, non è possibile che ne esistano diversi, intendo con
ciò un Dio cattolico, un Dio ebreo, un Dio arabo o un Dio orientale. La contesa,
infatti, non riguarda tanto Dio, quanto l’interpretazione che si ha del suo
concetto, che cambia ed è cambiato secondo il periodo storico e dell’area
geografica.
Le religioni tuttavia non sono un
concetto, non sono assolute come Dio, e per quanto possano raccogliere il
favore di molti, questo non significa che siano condivisibili da tutti. Tanto
meno possiamo ritenere che il chiarimento di un concetto spirituale possa avvenire
solo attraverso una di esse, anche quando una religione diversa dall’ideologia
della nostra cultura, è carica di un mistero che per qualche motivo ci attrae
più di altre. Ad ogni modo, la nostra ricerca potrebbe non coincidere con
nessuna religione ora presente sul nostro Pianeta, lasciandoci dentro come un
vuoto che non sappiamo colmare, e che il più delle volte siamo costretti ad
ignorare per evitare di sentirne il peso.
TrovarLo non è proprio la cosa
più semplice da fare, a partire dal fatto che se Dio è un concetto discutibile,
il discorso si apre ad infinite versioni e si complica perché nessuna di queste
può ritenersi migliore o peggiore, in altre parole, se non impariamo prima ad
essere certi delle nostre intuizioni interiori. Tuttavia cosa importa come
realizziamo un concetto, dovesse anche accadere mentre osserviamo dei sassi, se
in quel momento è ciò che ci serve andrà benissimo. Però poi non possiamo
affermare in modo assoluto che sarà solo guardando delle pietre, che si potrÃ
comprendere il concetto di Dio. Nemmeno se ciò fosse avvenuto mentre stavamo
pregando. È servito solo a noi, in quel momento e per circostanze del tutto
soggettive, ma la cosa più importante sarà solo che sia accaduto.
Realizzare il concetto di Dio non
è qualcosa che si fa, è una cosa che deve accadere dentro di noi. Ci sono
certamente fattori che possono favorirne la predisposizione, ma niente di più.
Quando riusciamo a comprendere qualcosa di noi stessi, della vita o di Dio, ciò
avviene inaspettatamente e al di là dei nostri programmi. Non c’è una regola, Dio
non ha regole, e non è scontato che un uomo o una donna possano comprenderLo
perché seguono una religione, perché sono diventati monaci, seppur, una volta che
veramente ne realizziamo il concetto, anche grazie all’osservazione di sassi e
pietre, allora possiamo rapportare la nostra comprensione anche attraverso gli
occhi delle religioni, e utilizzare nei dialoghi i loro concetti. Ecco perché Dio è ovunque, è un concetto, è può
essere osservato in ogni cosa.
Tutto ciò premesso, non può che
portarci alla conclusione che essendo ovunque, non dovrebbe essere così
difficile riconoscere la sua presenza. Al contrario però, invece di
riconoscere, noi facciamo l’errore di aspettarci qualcosa, e solleviamo una
pietra sperando di vedere chissà cosa, un segnale, una luce, una forma angelica
che viene a parlarci. Ammettiamolo, il concetto di Dio è qualcosa di
completamente scollegato dalla nostra realtà , anche se ogni tanto, a ognuno di
noi è accaduto almeno una volta di sospirare dentro di se un “grazie a Dio”. Le
persone purtroppo hanno una fanciullesca opinione del concetto di Dio, come se
realizzarlo debba equivalere all’acquisizione di capacità straordinarie e visioni
profetiche.
Per noi è un po’ diverso, anche
se non escludo nulla, ma più che visualizzarci nell’atto di eseguire miracoli,
possiamo iniziare a guardarci intorno in un modo diverso. Se tentiamo, non sarÃ
difficile passeggiando in un parco, riconoscere dai segnali della natura una concezione più elevata della
nostra presenza in quel preciso momento. Possiamo tentare, di cercare nelle
persone anche inconsapevoli se in loro via sia la presenza di Dio, nella loro
diversità , unicità , e casualità , proprio come riusciamo a cogliere le
potenzialità insite in un bambino. Oltre ciò, possiamo riconoscere noi stessi
come potenzialità , il nostro corpo come un veicolo, i nostri occhi delle
finestre attraverso cui guardare il mondo..
Non ci sarà possibile in ogni
momento mantenere una simile percezione interiore della vita e dei fenomeni che
ci circondano, però è auspicabile ogni tanto un particolare raccoglimento.
Iniziamo con quelli. Usciamo da casa con il desiderio di scoprire se il
concetto di Dio è veramente presente in ogni cosa, in ogni forma della natura
che abbiamo l’occasione di osservare o di ascoltare. Può avvenire in un
qualsiasi momento e da nessuna parte in particolare, per cui non è
indispensabile trovarsi in un luogo sacro. Prima di tutto è importante aprirsi
al concetto, senza razionalizzarlo sulla base dell’esperienza di altre persone
o schematizzarlo in una visione, se pur condivisa. Non è indispensabile la
santità . I Santi e gli Esseri illuminati avevano un compito, non dovrebbe
essere così difficile fare le giuste distinzioni, mettere i piedi per terra e
fare un passo alla volta.
“Maestro siete meraviglioso!” disse un Discepolo guardando con ardore
il Saggio. “Avete rinunciato alle ricchezze e agli agi per conoscere Dio e
insegnarci la saggezza!”(..) “In che modo mi sarei privato di qualcosa?”,
rispose il Maestro, “Ho abbandonato qualche misera rupia e qualche piacere
insignificante per un impero cosmico di beatitudine (..), sono le persone
miopi, legate alle cose terrene, i veri rinuncianti (..)” (tratto da
Autobiografia di uno Yogi)
Buon viaggio...