A differenza di ciò che ad ognuno
di noi pare logico pensare, ovvero di essere persone sufficientemente evolute
ed autodeterminanti, in realtà per chi li sa vedere, coesistono dentro di noi
molti tratti che non denotano dei segni distintivi, ma un conflitto tra diverse
parti che lottano per prendere il sopravvento a seconda della situazione che
stiamo vivendo. Come se non fossimo una cosa sola, o integra, e non è difficile
riconoscerlo quando notiamo che in alcune circostanze della vita è
l’insicurezza a prendere il sopravvento, mentre in altre situazioni analoghe
manifestiamo tutto il contrario, come ad esempio avviene nel relazionarsi con
gli altri. Per questo motivo a volte siamo più disponibili verso la vita, mentre
in altre situazioni esplodiamo di gelosia e tendiamo a prevaricare manifestando
ottusità, seguendo un turbinio di emozioni senza batter ciglio che prima ci
solleva e poi ci schiaccia, trovando la cosa normale e spontanea, senza mai
porsi nel dubbio di comprendere il ripetersi di certi schemi.
La vita è qualcosa che raramente
dipende da noi. È una sorta di lotta che induce a destreggiarsi non tanto sulla
base di ciò che desideriamo, quanto sugli effetti che particolari coincidenze
manifestandosi producono su di noi. Quanto c’è di caratteriale nel condividere
e donarsi quando le cose girano bene, o nell’essere ottusamente egoisti quando
contrariamente tutto ci rema contro. È sicuramente molto più facile osservarlo
negli altri, ma dobbiamo ricordarci che anche noi possiamo fungere da esempio
per loro, per cui è implicito riconoscere che in ognuno di noi coesistono
diversi aspetti, che in barba al principio di autodeterminazione, tendono a
manifestarsi e a prendere il sopravvento a seconda delle circostanze. È inutile
per non dire infantile continuare a giustificare tutto ciò, attribuendo al fato
e al destino la responsabilità di quello che avviene fuori e dentro di noi, ma
la mia accezione non vuole propendere al pessimismo, poiché le circostanze
portano in evidenza anche tratti onorevoli della nostra individualità.
Fatto sta che se diverse e più
cose ci caratterizzano, dobbiamo iniziare ad ammetterlo senza incolparci,
cercando quotidianamente di osservare quando e quale parte di noi sotto intende
in quel momento, e qualora fosse necessario, dobbiamo avere la forza ed il
coraggio di prendere una posizione più consapevole in merito a ciò che stiamo
vivendo. Quante volte senza muovere un dito ci siamo sentiti in lotta tra
l’istinto e i principi morali, in conflitto tra i sensi fisici e il sentimento
di talune esperienze, lasciando che fossero gli eventi casuali a determinare
anche le nostre reazioni interiori. Voglio ma non posso, dovrei ma non riesco,
lo capisco ma ho paura, fortunato te, sono fatto così, e ahimè purtroppo l’erba
del vicino è sempre più verde. Sono davvero tante le cose che fanno parte di
noi, e non serve avere una laurea per riuscire a distinguerle almeno in due
gruppi primari, ovvero quegli aspetti che concorrono alla formazione della
nostra personalità umana, ed altri che invece andranno a costituire la nostra
individualità più profonda e spirituale.
Ed è solo la vita, intesa come il
verificarsi di certe coincidenze a farci propendere verso i tratti della
personalità più o meno nobili, o verso quei tratti riconducibili alla nostra
individualità spirituale più o meno evoluta. In questo senso la vita è proprio
quel terreno prezioso in cui coltivare le qualità di entrambe le parti, le
quali non debbono necessariamente prevaricare l’una sull’altra, quando
attraverso una mediazione consapevole possono invece sovrapporsi e rendere molto
più complete ed intense le nostre esperienze. Ma non basta negare e reprimere i
propri istinti perché non ci renderà certo migliori di nessun’altro, almeno
fino a che continuiamo ad evitare di prendere una posizione nella vita per
timore, per convenienza o per finto moralismo, continueremo a soffrire senza
renderci conto che certe decisioni sono invece tappe fondamentali per la nostra
evoluzione.
Prestiamo quindi più attenzione
agli istinti poiché potrebbero essi stessi divenire un limite, proprio come
certi sentimenti che da un’intuizione si trasformano nella più ingenua delle
illusioni. Il punto di incontro tra la personalità e la profondità di un essere
risiede nei valori terreni e spirituali che egli può coltivare solo grazie agli
stimoli che riceve, divenendo a sua volta uno stimolo per tutti gli altri. Con
ciò, si rende evidente che oltre alla propria evoluzione, ogni uomo partecipa
all’evoluzione di una società intera quando prende delle posizioni, andando a
concorrere con le sue scelte al verificarsi di tutte quelle coincidenze sopra
menzionate, che faranno propendere l’intera società verso i tratti della
personalità più o meno nobile o di una spiritualità più o meno evoluta.
A prima vista potrà forse
apparire eccessivo da considerare, ma alla luce di quanto esposto, non si può
escludere il nostro coinvolgimento dall’odierna situazione sociale che stiamo
vivendo. Invero, la significativa mancanza di valori ha reso la nostra società
passiva e manipolabile, facendola propendere verso i tratti più bassi della
personalità umana, le cui ragioni meriterebbero un serio approfondimento della
storia degli ultimi settant’anni di cui non mancherò. Ciò nonostante, quello
che in questo momento si sta consumando è prima di tutto il risultato di una
mancanza verso noi stessi, verso quell’unità di valori che crediamo di essere e
che invece si rivela nelle sue mille sfaccettature. Ora, completamente smarriti
non sappiamo più nemmeno quale delle tante facce sia meglio da utilizzare per
affermarsi, e non sappiamo più a quale santo votarci per mancanza di stimoli,
ma non è la prima volta che come umanità sprofondiamo nel baratro, è proprio
nel baratro, ci accorgiamo delle nostre mancanze e dell’importanza di
riscoprire i valori spirituali.
Sapete come si dice: chi non conosce la propria storia è condannato a ripeterla.
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